venerdì, aprile 22, 2011

La forestal-Cayo Grande, Cuba
26 dicembre 2010

foto scattata dal finestrino dell'auto mentre superata la baia dei porci decidemmo di prendere una strada, all'apparenza guardando la cartina, piu' corta; decisione rivelatasi molto rischiosa avendo una macchina come quella che avevamo.
Ma per questa foto, e quello che c'era intorno, sono valse 4 ore di camel trophy.

MIDNIGHT TALKS

A Toys Orchestra

Urtovox

A volte mi chiedo se una recensione, in fondo, non sia che un desiderio. Ogni scribacchino ha il suo disco perfetto rannicchiato da qualche parte tra cuore e memoria. Magari è solo un'idea, qualcosa cui tendere. Rispetto al quale emozionarsi più o meno. Ecco, ad esempio, nella recensione di Technicolor Dreams, terzo album per i campani A Toys Orchestra, dopo aver speso i complimenti del caso - ed era il caso - mi auguravo un po' più di carne nel menù, perché tanta mirabilia pop a gioco lungo poteva rischiare l'inconsistenza, di restare appesa a nuvolette tutte sue.

Passati tre anni, ascoltare questo Midnight Talks mi fa quasi venire il sospetto che Enzo Moretto e compagni abbiano tenuto in grande considerazione il mio auspicio. Figuriamoci: chi cazzo se lo caga un recensore? Resta il fatto che, ferma restando la polpa melodica, è un disco che sterza con misura ma deciso verso un sound più energico e appassionato. Pop-rock radiofonico ad alta densità, con le radici evidentemente affondate nel power à la Badfinger, quindi comprensivo di aperture orchestrali e con digressioni psych anche parecchio asprigne, ma non va trascurata una certa enfasi riconducibile alle propaggini più potabili del prog.

Lungo il programma t'imbatti nell'inquietudine muscolare di Mystical Mistake, in quella The Golden Calf che si disimpegna tra Kinks e George Harrison, in una Frankie Pyroman che - ohibò - strizza l'occhio aiNirvanae agli Stranglers, oppure in una Plastic Romance che potrebbe essere la marcetta da brass band diretta dalla coppia Syd Barrett-Wayne Coyne. E poi ancora nel piglio noir assieme desertico e metropolitano di Backbone Blues, nello struggimento in bilico tra Wings e Wilco della stupenda Pills On My Bill, senza scordare l'arguzia molleggiata di Celentano col suo stuzzicare visioni e memorie annidate chissà dove.

E via discorrendo, muovendosi poliedrici e compositi senza sembrare mai dispersivi, anzi azzeccando una bella coerenza emotiva, avvalorata dai begli arrangiamenti orchestrali di Enrico Gabrielli e dalle chitarre di Alessandro Stefana tra gli altri. No, ok, Midnight Talks non è il disco ideale cui accennavo sopra (quello che chissà se esiste o se mai esisterà). Ma è l'album che consacra una grande band. (Stefano Solventi)